Poste sulla costa a nord della Norvegia, al di là del Circolo Polare Artico, nelle isole Lofoten possiamo identificare tutti i “pericoli” segnalati da Circe ad Ulisse. Qui il sole di mezzanotte risplende senza interruzione dalla fine di maggio fino a Luglio inoltrato.
Un’infinità di isole con lisce pareti granitiche che precipitano in mare, migliaia di scogli che appaiono e scompaiono con il variare delle maree e soprattutto correnti di marea che corrono nei canali marini come veri e propri fiumi, i quali creano, in certe condizioni, enormi vortici, tra cui quello celeberrimo del Maelstrom, noto e descritto da tempi immemorabili.
Omero nel Baltico di Felice Vinci
Eea, isola di Circe
Oltre il circolo polare artico, forse ad Austvågøya (anticamente detta soltanto Vågøya), una delle isole Lofoten, in cui si colloca anche la terra di Eeta, fratello di Circe, il quale regnava sulla Colchide (accostabile a Kolvika, nell’isola di Vestvågøya).
Le Sirene
Le possiamo identificare con le secche e i bassifondi davanti alla costa occidentale delle Lofoten. Il nome delle Sirene è anche richiamato dall’isola di Sjernarøy e dai Siregrunnen, bassifondi davanti alla costa tra Egersund e Flekkefjord.
Questa leggenda ha tutta l’aria di essere ispirata ad antichi racconti di marinai, a cui la collocazione nordica delle avventure di Ulisse offre una spiegazione razionale ed un preciso riscontro geografico: infatti le micidiali secche e i bassi fondali, la cui pericolosità viene esaltata dall’imponenza delle maree, il rumore della risacca prodotto dall’infrangersi del mare sugli scogli semi sommersi possono aver ingannato i naviganti, illudendoli che, dopo una lunga traversata, l’approdo fosse vicino.
Chi “lusingato” dal falso richiamo si lasciava fuorviare dalla giusta rotta, rischiava un disastroso naufragio su questi bassi fondali; ecco il “canto delle Sirene” che trova precise corrispondenze nella letteratura norrena, tratta dalla Ynglinga saga cap. 32, dove il canto marino del gigante Gymir, analogo a quello delle sirene, è in realtà il rumore incessante delle onde che si infrangono ai piedi del tumulo di Yngvarr.
Le Rupi erranti
Le Rupi erranti sono lo stretto di Sundstraumen, fra Moskenesøya e Flakstadøya:
altissime, a picco: battendole immane strepita il flutto dell’azzurra Anfrite
Odissea XII,59-60
Si trovano al di là delle Sirene, lungo la rotta che, come dice Circe, era l’alternativa a Cariddi, esse non sono altro che gli stretti passaggi insidiosissimi per le imbarcazioni, orientati in direzione nord-sud che si aprono fra l’una e l’altra delle isole principali e segmentano l’arcipelago delle Lofoten.
Per chi proviene dal Nord le Rupi Erranti rappresentano una sorta di scorciatoia che consente di raggiungere direttamente la costa norvegese evitando il gorgo di Maelstrom che invece è un passaggio obbligato per chi preferisce costeggiare il versante nordoccidentale dell’arcipelago fino alla sua estremità meridionale, dove s’innesca il terribile gorgo.
Scendendo verso il sud, le navi che scelgono questa via devono passare il Selfjorden, infestato da scogli e bassifondi, quindi trovare lo strettissimo imbocco del Sundstraumen, con una larghezza navigabile di soli 22mt e attraversato da una corrente fortissima.
Descrive Omero nell’Odissea che in questo tratto i colpi di vento e le correnti rendono ingovernabile le navi in un mare infido e burrascoso, le pareti a picco, gli stretti passaggi fra gli scogli, che a seconda della marea affiorano o si trovano sommersi, le difficoltà a trovare riferimenti per orientarsi tra le nebbie, la schiuma che arriva in talune circostanze ad accecare gli equipaggi, ha certamente contribuito a creare la leggenda delle terribili “Rupi Erranti”.
Omero ci dice anche che una nave era riuscita a passare da qui indenne: quella degli Argonauti di Giasone (Od.XII,70-72)
Scilla e Cariddi
Lo scoglio nebbioso di Scilla è la rupe di Helle, sulla scogliera di Helseggen, a capo Lofotodden, punta estrema dell’isola di Moskenesøya, che è la più meridionale delle Lofoten; lo scoglio più basso, posto a un tiro di freccia da Scilla, è la montagna di Rødøya; il gorgo, chiamato Maelstrom, di Cariddi si trova tra Scilla e l’isola di Trinachia.
L’ombelico dell’oceano (omphalòs thalàsses) – il Maelstrom
Il Capo Lofotodden si trova all’estremità dell’isola Moskenes, la più meridionale tra le isole maggiori delle Lofoten (Norvegia settentrionale). Davanti ad esso la grande marea atlantica innesca periodicamente il famoso Gorgo di Maelstrom, identificabile con la Cariddi omerica (quello largo come un tiro di freccia) la quale tre volte al giorno vomita l’acqua e tre le riassorbe.
Il Moskstraumen si crea come risultato di una combinazione di diversi fattori, tra cui maree, forti venti locali, posizione delle Lofoten e topografia subacquea.
Coinvolge forti correnti di marea che fluiscono attraverso le secche tra queste isole e l’Oceano Atlantico e il profondo Vestfjorden, creando vortici e vasche idromassaggio, la più grande con un diametro di circa 40-50 metri e inducendo increspature dell’acqua di superficie fino a 1 metro di ampiezza.
Il Moskstraumen è stato anche descritto nel 13° secolo nelle poesie in antico norvegese Edda ed è rimasto un argomento attraente per pittori e scrittori, tra cui Edgar Allan Poe, Walter Moers e Jules Verne. Il vescovo svedese Olaus Magnus includeva il Moskstraumen nel suo rapporto dettagliato sui paesi nordici e sulla loro mappa, Carta Marina (1539).
Kollehellaren, la grotta di Scilla di fronte al Maelstrom
La grotta di Scilla si apre sulla montagna lungo la costa delle Lofoten, arrivando da nord, prima di giungere a “Cariddi”. L’ingresso è alto e stretto rivolto esattamente a nord, cioè verso quello che a questa latitudine è il tramonto.
È una cavità posta a una decina o due di metri sopra il livello attuale del mare, ma la volta interna è alta circa 50 metri.
L’interno è il prototipo di una cattedrale della preistoria, e come tale utilizzata dagli abitanti preistorici del luogo. La pianta della grotta ha la forma di una croce di enormi dimensioni.
Al solstizio d’estate, il sole di mezzanotte arriva diritto davanti all’apertura e la grande cavità oscura si illumina completamente, questo fa supporre fosse un tempio legato ai culti solari.
All’interno si possono ammirare pitture rupestri di coppie di figure umane dipinte sulla roccia della caverna, singole figure appaiono gravide.
Il sito risulta leggendariamente difeso da mostri invincibili, probabilmente nati l’esigenza di difendere la “cattedrale”, luogo riservato di cerimonie iniziatiche e di riti ancestrale legati al sole e alla fecondità, ha dato forma a guglie protese sul mare a correnti e venti.
Dopo la scoperta delle pitture rupestri nella Refsvikhula nel 1987, sempre più pitture rupestri sono state scoperte nelle Lofoten. Pitture simili e correlate a questa grotta sono state trovate anche a Vaeroy e Trenyken, nell’arcipelago di Rost.
Trinachia
Per completare il quadro descritto da Omero durante i viaggi di Ulisse manca l’isola Trinachia o thrinax, che vuol dire precisamente “dalle tre punte” o “tridente”.
Effettivamente c’è un’isoletta delle Lofoten dopo “Cariddi” che ha la forma di un cappello a tre punte, Mosken, un’isola caratterizzata da tre cime che, quando la visibilità è buona, le danno il caratteristico profilo inconfondibile a forma di tricorno sullo sfondo dell’area del Maelstrom.
Da Omero nel Baltico alla geografia.
Fonti:
Felice Vinci – Omero nel Baltico – Le origini nordiche dell’Odissea e dell’Iliade