L’intero stile di navigazione polinesiana contraddice la supposizione che prima dell’invenzione della bussola fossero intrapresi solo viaggi di cabotaggio, cioè seguendo rotte marittime a vista delle coste.
Gli antichi capi Polinesiani si tramandavano questa arte segreta fatta di bastoncini e canne legate tra loro, che via via venivano aggiornate nelle esplorazioni successive. Attraverso queste speciali mappe gli esploratori riuscivano a immagazzinare tutte le informazioni per la navigazione, ottenendo una rappresentazione realistica simile alle nostre carte geografiche.
I loro marinai potevano non solo non perdersi ma usare le correnti come corsie preferenziali per velocizzare il proprio viaggio ed evitare di uscire fuori rotta.
Si pensa che sia stato proprio un patrimonio di conoscenze nautiche analogo a questo, tramandato di generazione in generazione per mezzo di mappe di questo tipo, ad aver permesso agli antenati dei popoli dell’Oceania di raggiungere e colonizzare anche le isole più remote e distanti dell’Oceano Pacifico.
Molte di queste rappresentazioni sono state ritrovate o provengono dagli Stati Federati della Micronesia, più precisamente dalle note Isole Marshall.
Sappiamo che le Isole Marshall sono state abitate sin dal II millennio a.C. ma poco si conosce della loro storia prima dell’arrivo degli Europei.
Riportiamo un interessante articolo, pubblicato dall’Unione Astrofili Italiani, di Dennis Kawaharada – Traduzione: Daniele Cossu
Introduzione
Prima dell’invenzione della bussola, del sestante e dell’orologio o – più recentemente – del sistema di navigazione satellitare GPS, i polinesiani navigavano in oceano aperto senza strumenti, attraverso l’attenta osservazione dei segni della natura.
Il navigatore Nainoa Thompson della Polynesian Voyaging Society, dopo averne appreso le tecniche da Mau Piailug, un maestro navigatore di Satawal in Micronesia, ci spiega come una “bussola stellare” può essere utilizzata per dare la direzione senza l’ausilio di altri strumenti.
La bussola stellare
“La bussola stellare è lo schema mentale di base per la navigazione. Noi abitanti delle Hawai’i diamo il nome alle case delle stelle: i luoghi dell’oceano da cui esse provengono, e quelli ove tornano ad immergersi. Se sai identificare le stelle, e se ricordi da dove salgono e scendono, saprai trovare la giusta direzione. La bussola stellare serve anche per leggere il percorso di volo degli uccelli e la direzione delle onde. Serve a ogni cosa. È una costruzione mentale che aiuta a memorizzare ciò che è necessario sapere.”
“Come facciamo a conoscere la direzione da prendere? Facciamo il miglior uso possibile degli indizi di cui disponiamo. Ci serviamo del sole quando è basso all’orizzonte.”
Mau dà un nome diverso a seconda di quanto il sole sia largo, e per i diversi “colori” del suo percorso sull’acqua.
” Quando il sole è basso, il percorso è stretto. Quando il sole è alto si fa sempre più largo. Quando il sole arriva troppo in alto non puoi sapere dove sia sorto. Dovrai passare ad altri indizi.
L’alba è la parte più importante della giornata.
All’alba inizi col guardare alla forma dell’oceano: il carattere del mare.
Memorizzi da dove arriva il vento. Il vento fa rigonfiare l’acqua.
Determini la direzione dei rigonfiamenti, e quando il sole si fa troppo alto, dirigi la navigazione in base a quelli.
Al tramonto ripetiamo le stesse osservazioni.
Il sole scende, e tu guardi alla forma delle onde.
Il vento è cambiato? Il pattern dei rigonfiamenti è cambiato?
Di notte usiamo le stelle. Ne conosciamo circa 220 per nome.
Di esse sappiamo quando salgono e quando scendono.”
Quando tornai dal mio primo viaggio come studente navigatore da Tahiti alle Hawaii, la notte prima che partisse per tornare a casa Mau mi chiamò nella sua stanza e mi disse: “Sono molto fiero del mio studente. Hai fatto bene per te e per la tua gente“.
Era molto contento di tornare a casa.
Disse: “Tutto ciò che hai bisogno di vedere è nell’oceano. Ma ti ci vorranno venti anni e più per vederlo“.
Mi disse questo dopo che avevo appena navigato settemila miglia. “Quando è nuvoloso e non puoi usare il sole o le stelle, tutto ciò che puoi fare è affidarti alle onde dell’oceano.”
Ecco perché mi disse: “Se sai leggere l’oceano, non ti perderai mai”.
“Uno dei problemi è che quando il cielo diventa nero di notte, sotto grosse nuvole, non puoi vedere i rigonfiamenti dell’acqua. Non riesci neanche a vedere la prua della canoa. Ed è proprio qui che si vede l’esperienza di quelli come Mau. Può trovarsi sotto il bordo della canoa, stando sdraiato, e sentire semplicemente i diversi pattern dei rigonfiamenti muoversi sotto di essa e conoscere la direzione della canoa. Io non ci riesco. Penso che lo abbia imparato quando da bambino andava per mare con il nonno.”
Il sole
Il sole è la guida principale per il navigatore senza strumenti. Due volte al giorno, all’alba e al tramonto, fornisce un punto direzionale al viaggiatore, dato che sorge a est e tramonta ad ovest.
L’esatta direzione cambia nel corso dell’anno. Poiché la Terra, inclinata di 23,5°, orbita attorno al sole, il sole appare muoversi nel cielo contro lo sfondo delle stelle lungo un percorso curvilineo chiamato l’eclittica, attraverso una serie di 12 costellazioni chiamate lo zodiaco.
Agli equinozi di primavera e d’autunno (21 marzo e 23 settembre) il sole appare trovarsi sull’equatore celeste: sorge a est e tramonta a ovest. Durante l’estate, il sole è a nord dell’equatore celeste: sorge più a nord del punto est e tramonta più a nord del punto ovest; al solstizio d’estate (21 giugno) il sole sorge 23,5° più a nord del punto est (‘Aina Ko’olau, o Est-Sud-Est (ESE)) e tramonta 23,5° più a nord del punto ovest (‘Aina Ho’olua, o Ovest-Nord-Ovest (ONO)). Durante l’inverno, il sole è a sud dell’equatore celeste: sorge più a sud del punto est e tramonta più a sud del punto ovest; al solstizio d’inverno (22 dicembre) il sole sorge 23,5° più a sud del punto est (‘Aina Malanai, o ESE) e tramonta 23,5° più a sud del punto ovest (‘Aina Kona, o OSO).
Per mantenere la rotta, il navigatore allinea il sorgere o il tramontare del sole con dei segni sui bordi della canoa. Ci sono 8 segni per lato, ciascuno accoppiato con un singolo punto sulla poppa della canoa, in modo da dare l’orientamento in due direzioni. In tutto vi sono perciò 32 indicatori che corrispondono alle 32 case direzionali della bussola stellare hawaiiana.
Le stelle
Come il sole, gran parte delle stelle sorgono in particolari direzioni sull’orizzonte est, viaggiano attraverso il cielo e tramontano in particolari direzioni sull’orizzonte ovest. La casa direzionale nella quale una stella sorge sulla bussola stellare ha lo stesso nome della casa in cui tramonta. Ad esempio, una stella che sorge in ‘Aina del quadrante Ko’olau (ENE), tramonta in ‘Aina del quadrante Ho’olua (ONO). Il punto direzionale nel quale una stella tramonta si trova alla stessa distanza angolare (declinazione) e nella stessa direzione (ad esempio nord, o sud) dal punto ovest di quella in cui la casa è sorta da est. Ad esempio, all’equatore, Hokulei (Capella) sorge a 46° N ad est in Manu Ko’olau (NE) e tramonta a 46° N ad ovest in Manu Ho’olua (NO).
Il navigatore mantiene la rotta orientando la canoa in base ai punti di alba e tramonto.
Ad esempio, quando il navigatore con un vento favorevole vuole andare verso Manu Malanai (SE), punta la prua verso la stella. Se in quel momento non c’è nessuna stella che sorge o tramonta nel punto verso il quale si dirige, il navigatore può orientare la canoa servendosi di una stella che sta sorgendo o tramontando in un qualunque altro punto dell’orizzonte, fin quando conosce la sua direzione. Mantiene la stella sull’indicatore che condurrà la canoa nella direzione desiderata.
Poiché il vento può spingere la canoa a destra o a sinistra rispetto alla direzione apparente, il navigatore corregge il timone per questo spostamento laterale, chiamato deriva. E siccome con il passare della notte le stelle sorgono e tramontano, muovendosi di circa un grado sulla sfera celeste ogni quattro minuti, il navigatore si serve di quante più stelle possibile traendone indizi per mantenere la direzione. Se la stella è sopra l’orizzonte, il navigatore immagina una linea che la congiunge al punto in cui la stella sorge o tramonta. Gli angoli corrispondenti cambiano a seconda della latitudine. Soltanto all’equatore le stelle appaiono sorgere perpendicolarmente rispetto all’orizzonte. In Hawai’i, a 20°N, le stelle sorgono e tramontano con un angolo di 20°, procedendo verso Sud. A Tahiti, a 17°S, procedono invece verso Nord. In altre parole, l’angolo con il quale le stelle sorgono e tramontano è pari alla latitudine dell’osservatore. I percorsi delle stelle conducono a Sud nell’emisfero settentrionale e a Nord in quello meridionale.
Come il navigatore passa da nord a sud dell’equatore, i punti di alba e tramonto cominceranno a spostarsi verso nord per le stelle a nord dei punti est e ovest, e a sud per le stelle a sud dei punti est e ovest. Lo spostamento sarà più piccolo per le stelle vicine all’equatore celeste, e più grande per le stelle verso i poli celesti nord e sud. Tale spostamento è dovuta al cambiamento dell’angolo della superficie curva della terra dal quale l’osservatore vede il cielo). Quando il navigatore si muove verso i poli, gli angoli ai quali le stelle sorgono e tramontano si inclineranno sempre di più verso l’orizzonte, fino a che, ai poli, le stelle non sorgeranno o tramonteranno, ma si muoveranno attorno all’osservatore sempre alla stessa altezza. Al polo nord, solo la metà settentrionale della sfera celeste è visibile. Al polo sud soltanto la metà meridionale. Durante un viaggio, le stelle possono essere disponibili per la navigazione soltanto per il 20% circa del tempo: la luce del giorno e la copertura nuvolosa di notte le nascondono al navigatore per l’80% del tempo.
Puntatori Nord e Sud Coppie di stelle che attraversano il meridiano nello stesso momento sono orientate a nord e a sud. Il meridiano è quella linea immaginaria che va da nord a sud passando per lo zenith, ed è perpendicolare all’orizzonte. Le stelle si muovono nel cielo da est a ovest e passano per il meridiano nel punto centrale del loro viaggio da un orizzonte all’altro. Coppie al meridiano, o puntatori, nel cielo nord puntano verso nord; coppie nel cielo meridionale puntano verso sud. Ad esempio, le stelle superiore e inferiore della Croce del Sud, una coppia al meridiano, puntano a sud quando la croce è diritta.
La Luna
Come il sole, la luna viaggia lungo il percorso dell’eclittica. Tuttavia, completa il suo ciclo in 29 giorni e mezzo – il tempo che impiega a orbitare attorno alla Terra. La luna sorge circa 48 minuti più tardi ogni notte, in un punto diverso dell’orizzonte orientale rispetto a quello della notte precedente. Il punto in cui sorge si muove avanti e indietro tra i punti ‘Aina Ko’olau (ENE) e ‘Aina Malanai (ESE) durante la sua orbita di 29,5 giorni. Il punto in cui tramonta oscilla invece tra ‘Aina Ho’olua (ONO) e ‘Aina Kona (OSO). Mentre cambia la sua posizione in relazione al sole e alla Terra, passa attraverso 29 o 30 fasi.
Il Mese Lunare hawaiiano
Nel calendario tradizionale hawaiiano, il mese lunare era determinato dai cicli di 29,5 giorni di mahina, la luna, ed il trascorrere dei giorni era segnato dalle fasi lunari.
I 30 giorni approssimativi del ciclo lunare erano divisi in tre periodi di dieci giorni (anahulu).
Determinare i punti in cui la luna sorge e tramonta ogni notte, in relazione a un altro corpo celeste permette di usare la luna per la navigazione, di giorno o di notte. La linea di separazione fra luce e ombra nella superficie lunare è allineata approssimativamente da nord a sud, poiché la luna si trova a est o ovest dal sole mentre si muovono nel cielo.
Hoku hele / “Le stelle viaggianti” (i pianeti)
I pianeti (“gli erranti”) appaiono con il tempo muoversi fra le stelle fisse. Da qui, i loro nomi Hawaiiani hoku hele, “le stelle viaggianti“, o hoku ‘ae’a, “le stelle erranti“.
I punti in cui sorgono e tramontano possono essere determinati dalle stelle vicine. Possono essere utilizzati per la navigazione una volta che siano state determinate le loro posizioni.
I nomi hawaiiani dei pianeti visibili sono:
- Mercurio: Ukaliali’i (“seguace del capo”, il Sole)
- Venere: Hokuloa (“stella lunga”), Hokuao (“stella del mattino”), Hokuahiahi (“stella della sera”), Hokuali’i (“stella come un capo”), Hokuali’iwahine (“stella come un capo femmina”)
- Marte: Hoku’ula (“stella rossa”), Holoholopina’au, ‘Aukelenuiaiku (“Grande nuotatore viaggiante, figlio di Iku”)
- Saturno: Makulu (“goccia di nebbia”)
- Giove: Aohoku (“luce stellare”), ‘Iao (“Alba”), Ikaika (“Forte,” “Potente”)
Rigonfiamenti dell’oceano
Durante la parte centrale della giornata o nelle notti nuvolose, quando i corpi celesti non sono disponibili sull’orizzonte come indizi per la navigazione, il navigatore usa il vento e i rigonfiamenti per mantenere la rotta. Comunque, la direzione del vento e dei rigonfiamenti non può essere determinata in modo indipendente: occorre riferirsi sempre a corpi celesti, come il sorgere e il tramontare del sole.
I rigonfiamenti sono onde che hanno viaggiato al di là dei sistemi di venti o delle tempeste che le hanno generate, oppure sono onde che persistono dopo che la tempesta che le ha generate si è dissolta.
I rigonfiamenti sono più regolari e stabili nella direzione, rispetto alle onde. Le onde, contrapposte ai rigonfiamenti, sono generate da venti locali e contemporanei. A volte i rigonfiamenti possono essere sentiti, più che visti, poiché si appiattiscono attraversando grandi distanze.
Nel Pacifico, gli alisei di nordest generano un rigonfiamento dalla stessa direzione; gli alisei di sudovest generano un rigonfiamento da SO, e così via. Tempeste nel Sud Pacifico durante l’estate hawaiiana generano un rigonfiamento da Sud; tempeste nel Nord Pacifico durante l’inverno hawaiiano generano un rigonfiamento da Nord.
I rigonfiamenti si muovono in linea retta da una casa della bussola stellare alla casa che porta lo stesso nome dal lato opposto dell’orizzonte, a 180°. Così, un rigonfiamento dalla direzione di Manu Ko’olau (NE) passerà sotto la canoa e si dirigerà verso Manu Kona (SE); un rigonfiamento ‘Aina Malanai (ESE) passerà sotto la canoa dirigendosi verso ‘Aina Ho’olua (ONO). Il navigatore può orientare la canoa verso questi rigonfiamenti. Ad esempio, se la canoa è diretta verso SE Manu con un rigonfiamento proveniente da quel punto, la persona al timone manterrà la canoa diretta esattamente verso il rigonfiamento, che alza perciò la prua, passa sotto, ed alza la poppa.
Se invece la canoa sta viaggiando verso SO, un rigonfiamento da SE farà rollare la canoa lateralmente, alzando prima il bordo a dritta e poi quello a sinistra passando sotto la canoa. Dopo che il navigatore ha orientato la canoa su un pattern di rigonfiamenti, si abitua al beccheggio, al rollio o al movimento a spirale della canoa; quando il movimento cambia il navigatore sa che la canoa non sta più andando nella stessa direzione (supponendo che la direzione del rigonfiamento si mantenga costante). Il movimento si fa più complesso quando più di un rigonfiamento è in azione; un navigatore tradizionale esperto come Mau è capace di sentire anche quattro o cinque rigonfiamenti in contemporanea.
I rigonfiamenti possono cambiare direzione dopo un certo lasso di tempo perché le tempeste che li generano possono essere in movimento. In luoghi come i doldrum [aree di bassa pressione in prossimità dell’equatore dove i venti prevalenti sono calmi, ndt] il pattern dei rigonfiamenti può essere confuso con le onde generate da venti locali variabili causati da squall, raffiche di vento isolate e passeggere. Quando i mari vengono confusi, la navigazione basata sui rigonfiamenti oceanici è difficoltosa.
Venti
La direzione del vento può essere utile per mantenere la rotta – chi si trova al timone semplicemente mantiene il vento costantemente su uno degli indicatore della canoa. Comunque, il vento può cambiare direzione durante la giornata (è meno stabile dei rigonfiamenti), perciò la direzione del vento va controllata frequentemente in rapporto al sorgere e al tramontare dei corpi celesti, e agli stessi rigonfiamenti oceanici.
Punti di riferimento terrestri (landmarks)
Nei viaggi lungocosta, un navigatore può orientarsi con dei punti di riferimento terrestri (landmarks).
Un allineamento di due punti di riferimento (ad esempio una collina e una montagna) gli permette di tenere un percorso rettilineo.
Due coppie di landmarks gli permettono di trovare un punto preciso – come un’area di pesca d’altura – laddove le linee si incrociano.
Si può anche navigare conoscendo la forma delle barriere coralline o la topografia sottomarina che può essere vista dalla superficie. Quando si lascia un’isola per il mare aperto, il navigatore guarda indietro verso l’isola, allineando due segnavia per mantenere la direzione desiderata.
Punti di riferimento marini (seamarks)
Nel viaggio del 1992 da Hawai’I a Tahiti, Mau Piailug condivise con il navigatore Shorty Bertelmann un punto di riferimento marino (seamark) che ricordava da viaggi precedenti lungo la stessa rotta: Mau disse a Shorty di cercare un gruppo di focene; avrebbe indicato che avevano raggiunto un punto intorno a 9°N sulla rotta per Tahiti.
Bertelmann avvistò le focene proprio a 9°N, confermandogli che si trovava sulla rotta giusta e rafforzando in lui la fiducia per le tradizioni della navigazione del Pacifico.
In Micronesia, questi seamarks viventi si chiamano puntatori, e sono “ritenuti essere associati con particolari popolazioni locali nelle vicinanze di isole o a metà strada fra le stesse. Comprendono eventi come: uno squalo che si muove in modo pigro, un rumoroso uccello solitario, un pescespada che nuota, e così via.
Ciascuno di questi fenomeni ha un suo nome ed è localizzato all’interno di un particolare percorso delle stelle dalla sua isola associata. Nel lungo percorso da Puluwat a Eauripik si dice esservi una fila di balene, ciascuna situata a un giorno di navigazione direttamente a sud di un’isola. Ciascuna balena ha una propria caratteristica distintiva” (Università della Pennsylvania).
Grimble nota che anche i navigatori dell’isola di Gilbert hanno una tradizione nell’uso di seamarks:
“Proprio come fanno gli europei, [i navigatori] di Gilbert usano dei seamarks per controllare la loro posizione quotidiana. Questi segnali in mare aperto consistono in raggruppamenti particolari di pesci, uccelli, oppure di tronchi alla deriva, o di condizioni delle onde e del cielo caratteristici di determinate zone dell’oceano. Centinaia di “betia” (seamarks) si sono stratificati nella memoria della razza come risultato di un’esperienza accumulata nel corso di intere generazioni” (Grimble, “Tradizioni Tungaru 48”). Tali seamarks si trovano lungo le rotte tra le isole ed indicano al navigatore che si trova in uno specifico punto del percorso. Ad esempio, lo “sciame delle bestie” consisteva in uno straordinario numero di squali e indicava che la canoa si trovava “a un giorno di navigazione sottovento dalla terraferma“.
Articolo originale pubblicato dalla Polynesian Voyaging Society
https://divulgazione.uai.it/index.php/Polinesia:_navigare_con_la_bussola_stellare