Abbiamo spesso sentito parlare di Göbekli Tepe o sicuramente ci avranno colpito le immagini di un vasto e complesso sistema di templi con pilastri a T recanti bassorilievi raffiguranti animali. Un sito, situato a circa 18 km a nordest dalla città di Şanlıurfa nell’odierna Turchia, presso il confine con la Siria, spesso al centro dell’attenzione degli archeologi, che ha messo in crisi molte certezze sulla nostra storia e ha suscitato molti interrogativi.
Come è possibile che un gruppo umano di cacciatori-raccoglitori seminomadi avesse sufficiente manodopera qualificata da dedicarsi in esclusiva, invece che alla ricerca di cibo, alla costruzione di una così imponente costruzione?
Ulteriori perplessità nascono dal fatto che a Göbekli non sono state trovate né sepolture né segni di residenza umana; erano santuari in cui probabilmente i celebranti di feste e riti venivano da lontano, e poi ripartivano per i loro villaggi.
Ma avevano dei villaggi, questo popolo di cacciatori-raccoglitori, costretti per seguire la selvaggina al nomadismo di necessità?
Una interessante risposta sembra arrivarci da recenti scavi archeologici a Körtik Tepe, una collina che si erge ad una ventina di chilometri, dove il fiume Tigri si incontra col fiume Batman, ai confini con la Siria.
Qui gli archeologi turchi hanno portato alla luce un insieme di abitazioni in pietra, un gran numero di collane e reperti vari sepolti coi morti nei vasi e che rivelano una eccezionale qualità estetica.
Le indicazioni emerse dai primi studi sono che è uno dei siti più antichi dell’Asia occidentale a sviluppare insediamenti stanziali completi di commercio, arte, produzione alimentare, rituali religiosi e complessità sociale.
Analizziamo attentamente quanto emerso
La fondazione di questo villaggio sembra essere tra i 12.800 e gli 11.600 anni fa, ancora più antica di Göbekli Tepe, e secondo alcuni ricercatori potrebbero averci abitato benissimo i costruttori o almeno i frequentatori di Göbekli Tepe.
Gli scavi archeologici nel tumulo sono iniziati nel 2000 e sono ancora in corso (Özkaya e San 2002; Özkaya et al. 2002; Özkaya 2004). L’area finora scavata ha rivelato che il tumulo è ricco di materiale stratificato.
Sono state accertate due fasi culturali principali. La fase superiore è sicuramente medievale. La fase inferiore è stata identificata come Neolitico pre-ceramico, rappresentato da strutture a tumulo, tombe e beni tombali.
La datazione è confermata dai riti di sepoltura, dallo stile della pietra e degli oggetti di osso e dalle analisi del carbonio 14 che indicano che il tumulo fu fondato per la prima volta nel decimo millennio a.C. (Özkaya e Coskun 2007; Özkaya e San 2007).
Un popolo di raccoglitori – cacciatori ma stanziale
I dati dimostrano che l’Alta valle del Tigri era una delle regioni primarie del Vicino Oriente per l’istituzione dei primi insediamenti umani permanenti.
Contrariamente alle comunità che conducevano uno stile di vita nomade, a Körtik Tepe sono state sviluppate tecnologie per la produzione alimentare e la pesca era un’attività comune (Arbuckle e Özkaya 2006; Özkaya e San 2007). Ci sono anche tracce di materiale per la tessitura e le unità architettoniche rinvenute sono state chiaramente costruite allo scopo di conservare il cibo.
Tutto, insomma, testimonia una società di cacciatori-raccoglitori ma evoluta, con una struttura sociale complessa, credenze spirituali, stabile e per di più agiata, che può permettersi interessi artistici e non essere assillata dalla fame.
Sono state portate alla luce 86 abitazioni, costituite da sottili pareti in pietra, pavimenti in terra accuratamente battuta e di forma circolare. Altre strutture più piccole con pavimenti in ciottolato sono state interpretate come depositi. Sotto i pavimenti sono state trovate le sepolture, con i morti in posizione fetale, circondati da vari oggetti.
Dai resti rinvenuti si evince che i primi abitanti di Körtik Tepe erano in grado di catturare prede piccole e veloci come conigli selvatici e uccelli, sono state trovate anche ossa di capre selvatiche e cervi e, in misura molto minore, bovini e asini selvatici.
Non ci sono indizi che gli abitanti coltivassero, raccoglievano, invece, grani selvatici che macinavano, infatti sono state trovate le macine e i mortai di clorite con vari pestelli per i diversi tipi di alimenti da pestare.
Erano dunque una società di cacciatori-raccoglitori, però stanziale, ordinata e gerarchica (lo dimostrano le offerte rituali nelle tombe, più o meno ricche, che fanno pensare ad un rango superiore o inferiore del defunto).
Le relazioni con i centri noti della regione, come Hallan Çemi, Demirköy e Çayönü, si notano in manufatti di terra e di pietra scheggiata, ossidiana e vasi di pietra decorati.
Strumenti di selce e ossidiana collegano la cultura di Körtik Tepe con le altre culture contemporanee del Vicino Oriente, e mostrano che è una delle prime manifestazioni di vita stanziale. Allo stesso tempo, l’uso dell’ossidiana, molto probabilmente fornito dall’Anatolia orientale, indica già la presenza di mercanti nella regione.
A noi rimangono delle perplessità su come abbia potuto sopravvivere a lungo una popolazione stanziale di cacciatori-raccoglitori in un ambiente, come quello della Mesopotamia, in cui le risorse non sono abbondantissime come ad esempio quelle di una foresta tropicale, per cui si sarebbero esaurite in poco tempo.
Il progetto a Körtik Tepe continua e attendiamo novità dagli scavi futuri.
Fonti:
– https://www.researchgate.net/publication/267411578_Kortik_Tepe_a_new_Pre-Pottery_Neolithic_A_site_in_south-eastern_Anatolia
– https://www.maurizioblondet.it/trovati-i-costruttori-di-gobekli-tepe/