“Grenouille si trovava già a metà strada da Parigi. Aveva ancora profumo a sufficienza ad asservire il mondo intero se avesse voluto. Sarebbe potuto andare a Versailles a farsi baciare i piedi dal re, scrivere al papa una lettera profumata e rivelarsi come il nuovo Messia… avrebbe potuto fare questo e molto di più se avesse voluto. Possedeva un potere più forte del potere del denaro, o del terrore, o della morte: l’invincibile potere di suscitare l’amore nell’umanità. C’era solo una cosa che il profumo non poteva fare… non poteva trasformarlo in una persona capace di amare ed essere amata come tutti gli altri. Perciò “al diavolo” pensò Grenouille “al diavolo il mondo, il profumo e sé stesso”.
(Patrick Süskind – Il profumo).
L’ineludibilità dell’Olfatto
Dei cinque sensi che l’uomo possiede senza alcun dubbio si può affermare che l’olfatto sia completamente ineludibile e che nasconda anche potenzialità nascoste.
L’olfatto, o odorato, rende possibile, tramite i chemiocettori, la percezione della concentrazione, della qualità e dell’identità di molecole volatili e di gas presenti nell’aria. Tali molecole sono chiamate odoranti. L’olfatto è connesso in maniera funzionale con il gusto e con il sistema chemio-sensoriale o trigeminale. I tre sensi dell’olfatto, gusto e chemio-sensoriale generale formano il sistema chemio-sensorio.
Il Potere del Profumo
Sebbene alcuni odoranti non scatenino alcuna significativa risposta fisiologica altri possiedono questa capacità, facilitano ad esempio la salivazione, la motilità gastro-intestinale oppure inducono nausea e vomito, così come possono determinare risposte comportamentali, per esempio i riti dell’accoppiamento e la riproduzione sono determinati, tra le altre cose, dalla produzione di feromoni e dalla loro captazione per mezzo dell’organo vomero-nasale. Gli scienziati hanno pareri discordanti riguardo al suo funzionamento nell’uomo, infatti secondo alcuni, non sarebbe funzionante, seppur presente; secondo il parere di altri scienziati invece l’organo vomero-nasale sarebbe funzionante, ma con capacità assai ridotte rispetto a quelle degli animali. I ferormoni umani inoltre, benché presenti nel genoma, sono pseudogeni e non vengono trascritti. Uomini e donne attivano diverse aree cerebrali, in particolare ipotalamiche, quando esposti ad ormoni sessuali maschili o femminili. Gli infanti si servono di questo senso, particolarmente sviluppato in tenera età, per distinguere la loro madre da altre donne.
Il Profumo nell’Antichità
La storia del profumo è antica quasi quanto l’uomo stesso ed è fatta coincidere con la scoperta del fuoco. L’uomo si accorse che alcuni tipi di legno al bruciare, sprigionavano un odore particolarmente gradevole che attraverso il fumo raggiungeva il cielo, per ciò questa pratica fu vista come qualcosa di magico che gli permetteva di comunicare con gli Dei. Ciò spiega l’origine della parola profumo che deriva dal latino “per” = attraverso / “fumum” = fumo, ossia “attraverso il fumo”.
Inizialmente i profumi rilasciati dalle diverse sostanze aromatiche, venivano utilizzati per i riti religiosi, erano un modo per inviare messaggi al cielo e di propiziare la comunicazione con gli dei. Questa pratica è ancora oggi in vigore, se pensiamo all’incenso presente nelle chiese.
La fabbricazione dei profumi nell’antichità si basava sulla combinazione di aromi vegetali con differenti oli come quello di oliva, noci, mandorle e sesamo ed era finalizzata alla protezione della pelle dal sole.
Per ottenere le pregiate essenze, erano in vigore due differenti tecniche:
- la macerazione delle essenze odorose attraverso l’utilizzo dei grassi animali o vegetali per la preparazione di olii, unguenti e balsami;
- l’enfleurage che consisteva nella estrazione a freddo tramite grassi animali e poi di un solvente degli olii essenziali di fiori delicati come la tuberosa, la gardenia e la rosa.
Era tuttavia nota una terza tecnica che era quella della distillazione ma non fu molto diffusa in occidente, e né i greci né i romani la praticavano. Il segreto della distillazione fu rubato agli arabi e venne introdotto in occidente durante le crociate.
Il Profumo nell’Antico Egitto
Le prime testimonianze dell’uso del profumo sono connesse indissolubilmente all’Antico Egitto e precisamente sin dalla fine del IV millennio a.C.
Per gli egiziani, le fragranze erano l’emanazione del sudore degli dèi, in grado di purificare mente e corpo e per questo ne fecero ampio utilizzo, dall’imbalsamazione dei defunti, fino alle pratiche di seduzione.
Gli egizi utilizzavano degli aromi che favorivano l’elevazione dell’anima: resina di terebinto, galbano, laudano, mirra. Ogni mattina i Sacerdoti procedevano alla pulizia delle statue divine poi ungevano loro il volto. Attraverso tali riti gli egizi si assicuravano la protezione degli dèi nel loro viaggio verso l’aldilà che necessitava del mantenimento dell’integrità del corpo. Questa credenza è alla base della pratica dell’imbalsamazione che conserva intatto il corpo grazie a sostanze imputrescibili e profumate. Accanto ai luoghi di culto il tempio possedeva locali dove i sacerdoti con i loro assistenti preparano l’olio da bruciare e l’olio profumato destinato agli Dei.
Le manipolazioni richiedevano lunghi mesi di lavoro. Nel grande tempio di Edfu sulla riva sinistra del Nilo accanto ai luoghi di culto è stato rinvenuto un locale adibito alla produzione degli aromi. Alcune pareti del Tempio di Edfu ci mostrano le procedure di lavorazione dei profumi. Gli aromi erano conservati al riparo dalla luce del sole. Gli aromi, appannaggio esclusivo delle divinità, divennero strumenti di seduzione ed estetica.
Sembra nascere, sotto il regno della regina Hatshepsut, una vera e propria industria dei profumi favorita dalle spedizioni della Regina nel mitico “Paese di Punt“, o “Terra di Punt”. Molte essenze erano importate da Punt: la mirra, il laudano, la resina di terebindo, la cannella e il franchincenso.
Il profumo più usato da faraoni e regine era il KYPHI, un insieme di più di 60 ingredienti tra cui mirra, incenso, pistacchio, menta e cannella, e che, secondo Plutarco, aveva delle proprietà rilassanti che favorivano il sonno.
Il Profumo nell’Antica Cipro
Sembra che la prima vera e propria fabbrica di profumo del Mediterraneo fosse a Pyrgos in Cipro e che risalga al XX secolo a.C.. Questa fabbrica, riscoperta nel 1997, si dedicava dalla produzione di olio d’oliva per il settore cosmetico, quello medico farmaceutico e infine quello tessile. Alcune delle essenze fabbricate erano il mirto, la lavanda, il rosmarino, il coriandolo e la camomilla. Tra i vari reperti, di particolare interesse un apparato distillatorio composto da quattro vasi in terracotta, il primo esemplare di alambicco rinvenuto fino a noi e che ci testimonia la tecnica della distillazione 2.000 anni prima di Cristo.
Il Profumo nell’Antica Grecia
I Greci fecero largo uso di oli profumati i quali credevano avessero un’origine divina, perciò avevano non solo un utilizzo cosmetico e igienico (li usavano per pulire il proprio corpo, camuffare i cattivi odori, fare massaggi, cospargere gli atleti, ecc.) ma anche religioso, con fumigazioni e unzioni ad ogni fase importante della loro vita e ritenevano che ogni qualvolta una divinità veniva in visita dagli umani lasciava una soave scia di profumo.
Tra i profumi più usati nell’antica Grecia si trovano: il megallus con mirra, cinnamono e diverse resine, il susinon a base di rosa, mirra e cannella, e il kipros, a base di menta e bergamotto, esportati in tutto il Mediterraneo. Il mondo del profumo fu cambiato profondamente grazie alle conquiste di Alessandro Magno (dal 330 a.C. circa) che portarono in Grecia aromi come il sandalo, la noce moscata, il benzoino e il costus; la diffusione di profumi animali come l’ambra grigia, il castoreo, il muschio e lo zibetto e alcune ricette di profumi orientali. Questo arricchimento del repertorio profumiero portò ad un uso sempre maggiore dei profumi che divennero indispensabili nei riti sacrificali e funerari, nelle medicazioni e nel godimento dei piaceri nella vita sociale ed erotica.
Il profumo esce dalla sfera strettamente religiosa per arrivare alle classi agiate che lo vedevano come un mezzo per trasfigurare la corporeità cancellando il loro lato animale e avvicinarsi alla divinità. Nell’antichità diversi pensatori e filosofi hanno parlato a favore e a sfavore dei profumi, per esempio Platone e Aristotele credevano che fosse un elemento contrario alla ἀρετή (virtù), perché lo consideravano un piacere superfluo che esaltava l’erotismo.
Teofrasto (allievo di Aristotele), invece, redige il primo vero manuale di profumeria, il “Trattato sugli Odori”, con ricette, consigli e annotazioni molto utili per capire come venivano create i profumi all’epoca. Egli ci riferisce che l’estrazione delle essenze avveniva a seconda della materia prima, tramite la bollitura in acqua o la macerazione in olio freddo o caldo e che per fissare l’aroma veniva utilizzato il sale.
Il Profumo nell’Antica Roma
I romani presero l’arte del profumo dei greci e fecero sì che raggiungesse la sua massima espressione; inizialmente ci fu una grande resistenza giacché esso era considerato simbolo della degradazione dei costumi dei greci, ma in seguito divento simbolo di raffinatezza e posizione sociale.
Il profumo era utilizzato nei riti funebri; si credeva che garantendo un odore gradevole al corpo del defunto tramite sostanze odorose, si evitava la decomposizione della carne e quindi anche la mortalità.
I romani, abituati alle terme, usavano oli profumati per massaggi e frizioni durante e dopo i bagni quotidiani, profumavano anche la testa, i capelli, gli indumenti e perfino la biancheria. I famosi banchetti romani erano la miglior occasione per sfoggiare le più costose e meravigliose sostanze profumate, che venivano cosparse negli ambienti, c’erano degli schiavi il cui compito era quello di bagnare i piedi degli invitati con oli profumati e si racconta che nella Domus Aurea, Nerone aveva fatto costruire un ingegnoso meccanismo che faceva ruotare i tasselli d’avorio del soffitto in modo da poter spargere sui commensali petali di rosa e oli profumati. La passione per il profumo dei Romani arrivò al punto di aromatizzare cibi e bevande, cospargere le pareti delle dimore e addirittura gli animali.
Tra i profumi più usati presso i romani c’era il Rhodium derivato dai petali di rosa, l’Illirium ottenuto con i gigli di Pompei, il Mirtumlaurum, una combinazione di lauro e mirto e lo Iasminum a base di gelsomino che ci confermano la predilezione nell’antichità di aromi intensi e dolciastri. Plinio il Vecchio mostra tutta la sua disapprovazione verso lo smodato utilizzo dei profumi nel suo XII libro della Naturalis Historia, dedica una parte al profumo e dove scrive:
“…I profumi servono ad uno scopo fra i più superflui di tutte le forme di lusso. Infatti perle e gioielli passano all’erede di colui che li indossa, e gli abiti durano per qualche tempo, ma gli unguenti perdono subito il loro profumo e muoiono dopo un’ora che sono stati usati. Il loro massimo pregio è che quando una donna passa, col suo profumo, può attrarre l’attenzione anche di persone occupate in qualcos’altro e il loro costo e di più di 400 denari per libbra. Tutto quel denaro è pagato per un piacere goduto da qualcun altro poiché una persona che porta profumi, non li odora da se”.
Il Profumo nella Bibbia
La Bibbia ci insegna che i profumi sono molto utilizzati nella vita quotidiana. L’igiene, sinonimo di purificazione è indispensabile. La Bibbia è la più viva testimonianza dell’importanza dei profumi presso gli ebrei.
Mosè definisce i differenti utilizzi dei bagni e delle abluzioni per donne uomini. I sacerdoti Leviti sono al contempo medici e profumieri
Il Signore disse a Mosè: «Procùrati balsami: storàce, ònice, galbano come balsami e incenso puro: il tutto in parti uguali. Farai con essi un profumo da bruciare, una composizione aromatica secondo l’arte del profumiere, salata, pura e santa. Ne pesterai un poco riducendola in polvere minuta e ne metterai davanti alla Testimonianza, nella tenda del convegno, dove io ti darò convegno. Cosa santissima sarà da voi ritenuta. Non farete per vostro uso alcun profumo di composizione simile a quello che devi fare: lo riterrai una cosa santa in onore del Signore. Chi ne farà di simile per sentirne il profumo sarà eliminato dal suo popolo».
Esodo 30:34-38
Il Profumo degli Dei – la Carne Bruciata
Lo scrittore Mauro Biglino ci racconta come nei diversi testi dell’antichità fosse uso comune tra le divinità quello di far bruciare dai sacerdoti specifici parti di animali.
ILIADE
Libro I
35 e segg… Crise ricorda che bruciava ad Apollo “cosce pingui”
65 e segg… Ci si chiede se il fumo di agnelli e di capre può saziare Apollo e calmarlo nella sua ira
315 e segg… Si offrono ad Apollo ecatombi perfette e il grasso saliva al cielo in un fumo avvolgente
460 e segg… Si prepara un sacrificio avvolgendo e ripiegando il grasso sopra le cosce e poi si brucia tutto (questa parte non viene mangiata)
Libro II
420 e segg… Si tagliano le cosce, le si ricopre di grasso, le si brucia e vengono bruciate (non mangiate)
Libro IV
45 e segg… Si ricorda che sugli altari non mancava mai il grasso per i theoi
100 e segg… Si prepara per Apollo una ecatombe di agnelli primogeniti
Libro VI
115 e segg… Si promettono ai theoi ecatombe in cambio di favori
Libro VIII
240 e segg… Agamennone ricorda di avere sempre bruciato ai theoi cosce e grasso
Libro XXII
170 e segg… Si ricorda che Ettore ha bruciato numerose cosce di buoi ai theoi
Libro XXIII
860 e segg… Si ricordano le ecatombi di agnelli primogeniti
870 e segg… Si promettono le ecatombi di agnelli primogeniti
ODISSEA
Libro III
5 e segg… Si ricorda che nei sacrifici si mangiavano i visceri mentre ai theoi venivano bruciate le cosce.
455 e segg… Viene sacrificata una giovenca, le tagliano le cosce e le avvolgono di grasso ripiegandolo, e poi bruciano il tutto sulle primizie, senza mangiare queste parti.
Libro VII
200 e segg… Vi si dice che i theoi si rendono “visibili” quando si offrono loro ecatombe e banchettano in mezzo agli uomini.
Libro IX
550 e segg… Odisseo ricorda di avere bruciato a Zeus le cosce…
Libro X
5 e segg… Si dice che la casa del theos di nome Eolo era piena del fumo dei grassi.
Libro XII
360 e segg… Vi si parla di sacrifici in cui le cosce vengono avvolte dal grasso e poi bruciate completamente.
Libro XIII
25 e segg… Ancora una volta si bruciano le cosce a Zeus e si mangia il resto.
Libro XVII
240 e segg… Alle Ninfe si bruciano cosce avvolte di grasso di capretti ed agnelli.
Libro XIX 395 e segg… Si bruciano ad Ermete cosce gradite di capretti ed agnelli.
Il Profumo dello Spazio – ancora la Carne Bruciata
Ed arriviamo ai giorni nostri.
Gli astronauti della NASA che hanno compiuto passeggiate spaziali per condurre esperimenti, o per effettuare riparazioni, riferiscono un dato che appare sconcertante, una vera sorpresa. Tutti loro hanno avvertito con chiarezza un odore che rimanda a due situazioni precise e lo hanno sentito al momento in cui si sono tolte le tute indossate per uscire nel vuoto: il tipico odore della carne alla griglia unito all’odore specifico del ferro riscaldato dalla fiamma.
Il 18 settembre 2006 Anousheh Ansari, ricca imprenditrice iraniano-americana, ha partecipato – come turista facente parte dell’equipaggio Expedition 14 della Soyuz TMA9 – a una spedizione di otto giorni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Al ritorno ha comunicato agli utenti del suo blog di avere avvertito un odore simile alla «puzza di biscotti alle mandorle bruciati» (ricordiamo l’odore sgradevole del galbano e dell’onice?).
Chi viaggia nello spazio vive quindi delle sensazioni olfattive precise, nette, talmente intense da essere ricordate e talmente forti da indurre la NASA a inserirle nei programmi di addestramento degli astronauti. Steven Pearce, chimico e direttore dell’azienda profumiera inglese Omega Ingredients, ha prodotto in passato l’odore dell’interno della navicella spaziale russa Mir e, parlando a una scuola di Manchester nell’ambito di un convegno scientifico, ha detto che la NASA lo ha contattato per chiedergli di mettere a punto una sorta di profumo che riproducesse questa sorta di “odore dello spazio”. Dice il chimico che è stato abbastanza facile riprodurre l’odore della carne alla griglia e che più difficile era invece riprodurre quello del metallo riscaldato. In ogni caso, questa fragranza serve a dare maggiore realismo all’addestramento delle persone che vanno nello spazio e viene fatta loro annusare quando indossano le tute per essere immerse nelle grandi piscine in cui viene simulata l’assenza di gravità. Gli astronauti si abituano così a sentire l’odore che troveranno lassù.