Abbiamo tante volte letto nei Vangeli gli eventi relativi alla crocefissione di Gesù, mai però ci siamo soffermati ad analizzarli con attenzione come ha fatto per noi il Prof. Giovanni Bonagiuso dell’Università degli Studi di Palermo che intravvede in una attenta lettura un velato quadro di cospirazione e ci pone interessanti quesiti che riportiamo fedelmente.
Perché il corpo di Yeoshua non è stato lavato?
Lavare un cadavere era un rito obbligatorio prima della sepoltura ma nulla ci viene detto nei Vangeli in proposito. Per giustificare l’anomalia è stato detto che tutto dovette essere svolto in fretta per il sopraggiungere del Sabato, giorno in cui per legge” bisognava sospendere ogni attività. Ma per la Legge ebraica in quel giorno sono vietati i lavori pesanti non le operazioni concernenti la sepoltura, anzi nella Mishnah è scritto:
“Possono, durante il Sabato, preparare tutto quello che è necessario per il morto, l’ungerlo, il lavarlo…”
Perché dunque tutta questa fretta ?
Sempre a proposito di fretta, perché Pilato acconsente che Yeoshua sia posto in croce durante il pomeriggio che precede la solennità della festa ebraica della Pasqua, un giorno che coincide con il Sabato, il giorno santo per gli ebrei e lasciare un condannato appeso in quel giorno avrebbe sicuramente offeso il loro sentimento religioso, cosa sicuramente lontana dalle intenzioni dei Romani, sempre attenti a non tirare troppo la corda in una terra in cui la situazione era sull’orlo della rivolta. Il prefetto avrebbe dovuto saggiamente rimandare l’esecuzione? Cosa sarebbe cambiato?
Pilato, per esperienza, sapeva fin troppo bene che la crocifissione comportava una lunga agonia che di solito si protraeva anche due o tre giorni.
Perché anche qui tutta questa fretta? Sapeva forse che tutto sarebbe finito prima del tramonto? Ci chiediamo allora se ci troviamo davanti ad un caso di corruzione, complicità o semplice superficialità?
Difficile dirlo, anche perché come riferisce Marco nel suo Vangelo, Pilato stesso manifesta stupore quando dopo appena tre ore di crocifissione Giuseppe di Arimatea si presenta per reclamare il corpo di Yeoshua, infatti manda immediatamente il suo centurione a controllare.
Appare chiaro che il governatore ha guardato con scetticismo quella sospetta morte rapida, dunque preferisce accertarsi.
Ma a questo punto notiamo un’altra stranezza.
Sempre nel Vangelo di Marco ci viene detto che Giuseppe di Arimatea stava preparando un sepolcro nuovo nel quale nessuno era mai stato deposto, situato nelle immediate vicinanze del Calvario:
“Là dunque deposero Gesù, a motivo del sopraggiungere del Sabato perché quel posto era vicino“
Perché era così importante che il luogo della “sepoltura” fosse vicino al luogo dell’esecuzione?
Se una persona è morta che differenza la distanza del luogo di sepoltura ? E poi ci chiediamo, vicino per che cosa?
Altro punto interessante che suscita perplessità è l’enorme quantità di spezie utilizzate per il corpo di Yeoshua. Si parla di cento libbre, equivalenti a 37 chilogrammi!
Giovanni si sofferma a lungo nella descrizione della sepoltura. Ci dice che Giuseppe e Nicodemo portarono quasi cento libbre di spezie “per ungere ed imbalsamare il corpo di Gesù“, un quantitativo equivalente a 37 nostri chilogrammi, quindi un’imbalsamazione non una sepoltura, ma l’imbalsamazione caratterizzava i riti funebri egizi non quelli ebraici. A cosa servivano veramente queste spezie?
I Vangeli quando si riferiscono alla sepoltura di Giovanni il Battista usano il corretto termine greco per “salma”, ptoma. Mentre per la sepoltura di Yeoshua tutti gli evangelisti usano il termine “soma” che giammai per chi conosce la lingua greca può significare “cadavere” o “corpo privo di vita’” ma si usa per esprimere un “corpo vivente” .
Forse Pilato era convinto di rilasciare un cadavere ed invece Giuseppe di Arimatea sapeva bene che Yeoshua non era morto ed era possibile curarlo con i trentasette chili di spezie? Da questo punto di vista, si direbbe che tutto torni, Giuseppe va da Pilato a reclamare un “soma” e nel frattempo Nicodemo si presenta già sul Calvario con un quantitativo iperbolico di spezie per curarlo, sembra che i due seguano un piano preventivamente concordato.
Storicamente inoltre sappiamo che i Romani non concedevano sepoltura ai criminali crocifissi. Anzi, era parte integrante del barbaro rituale di degradazione fisica e morale del reo lasciare decomporre il cadavere sulle croce, permettendo che bestie feroci e uccelli predatori, attratti dall’odore del sangue, sbranassero il cadavere o il corpo ancora agonizzante sul legno. Gli autori latini ci restituiscono in tutta la sua brutalità le scene di crocifissione descrivendo cani attratti dall’odore del sangue che straziavano i piedi dei suppliziati o uccelli rapaci che beccavano gli occhi del condannato. Da questo comprendiamo come gli amici di Gesù avessero premura di sottrarlo al più presto se ancora vivo o ad una estrema umiliazione se morto. Infatti nell’Antico Testamento precisamente in Deuteronomio si afferma che “l’appeso al legno è maledetto da Dio” perciò essi in ogni modo cercarono di risparmiare a Gesù tutto questo o per lo meno “la morte antimessianica estrema, il supplizio il più inconcepibile per un Messia“, come riconosce lo scrittore e giornalista italiano Vittorio Messori nel suo Ipotesi su Gesù citando lo storico francese Dhanis.