Nel corso della storia, le culture di tutto il mondo hanno escogitato molte tecniche per sapere se una donna fosse incinta e per predire il sesso dei nascituri e, sebbene molte persone deridano le pratiche mediche dell’antichità, alcuni dei loro metodi si sono rivelati abbastanza precisi e potrebbero avere una validità scientifica.
La Papyrus Carlsberg Collection, donata all’Università di Copenaghen nel 1939, comprende circa 1.400 manoscritti, la maggior parte dei quali va dal 2.000 a.C. al 1.000 d.C.. Gran parte di questi antichi testi scientifici egizi è rimasta non tradotta per molto tempo.
In un papiro risalente al 1400 a.C. tradotto solo recentemente, si dice che, affinché una donna possa stabilire se è incinta, tutto ciò che deve fare è urinare in due sacchetti diversi: uno pieno di orzo e l’altro di grano… e aspettare, certamente non pochi minuti come oggi con i test moderni.
Per avere la risposta bisogna fare attenzione a ciò che succede all’orzo e al grano, dice Kim Ryholt, il capo della Papyrus Carlsberg Collection: “Se germogliano entrambi, è incinta. Se non germogliano, non è incinta.”
Ma gli egizi andavano oltre! Per sapere il sesso del bambino, la donna doveva tenere in considerazione un altro elemento: “Se germoglia prima l’orzo è maschio. Se germoglia prima il grano è femmina.”
Secondo il National Institutes of Health, uno studio condotto nel 1963 ha trovato che questo antico test egizio per determinare la gravidanza è corretto il 70% delle volte che viene eseguito, anche se non è altrettanto preciso quando si tratta di determinare il sesso del bambino.
“I moderni test di gravidanza si basano su proteine in grado di rilevare un ormone chiamato gonadotropina corionica (hCG), ma gli scienziati ipotizzano che questo antico test potrebbe funzionare perché livelli elevati di estrogeni nelle urine di una donna potrebbero favorire la crescita dei semi.”

Papiro medico, scritto in demotico nel 35° anno del regno di Amasis II (533 a.C., 26^ Dinastia).
Gli egittologi avevano sentito parlare di questo test da un altro papiro conservato al Museo Egizio di Berlino, ma quest’ultima versione mostra quanto fosse diffusa la pratica.
La ricercatrice del progetto Sofie Schiødt, dottoranda presso il Dipartimento di Studi interculturali e regionali dell’Università di Copenaghen, ha dichiarato in un’intervista: “Molte idee nei testi medici dell’antico Egitto compaiono di nuovo in testi greci e romani successivi. Da qui, si sono diffusi ulteriormente nei testi medici medievali in Medio Oriente, fino a trovarne traccia anche nella medicina premoderna.” Ad esempio questo metodo è apparso in un libro tedesco nel 17° secolo edera ancora utilizzato in Asia Minore negli anni ’60.
In Europa, i cosiddetti “Piss Prophet” (lett. Profeti della pipì), che nel Medioevo era un titolo reale, affermavano di essere in grado di diagnosticare molte malattie in base al colore delle urine e in un testo del 1552 l’urina delle donne incinte viene descritta come: “limpida, color limone tendente al bianco sporco, con una nuvola in superficie”.
Altri test prevedevano la miscelazione di vino e urina e l’osservazione dei risultati. In effetti, l’alcol reagisce con determinate proteine nelle urine, quindi “questo metodo potrebbe aver avuto una certa affidabilità”, ha detto il NIH.
Tradurre le migliaia di documenti (papiri, tavolette, iscrizioni, …) nelle collezioni e monumenti in tutto il mondo ci aiuta a comprendere in cosa credevano gli antichi e a conoscere la loro cultura e come il loro pensiero ha influenzato – e ancora influenza – il nostro.
Fonte:
https://www.thevintagenews.com/2018/09/05/egyptian-pregnancy-test/