Nel 1969, l’Aravah Expedition guidata da Beno Rothenberg ha portato alla luce un santuario in mezzo all’area mineraria nella valle di Timna, situata nel deserto del Negev, a sud di Israele.
Tra i cinque strati di questo sito Rothenberg identificò gli strati IV-III (XIV-XII secolo a.C.) come una fase egizia e lo strato II come una fase successiva di carattere cananeo.
Le miniere di rame di Timna furono occupate da tribu seminomadi che avviarono attività estrattive che sorpassarono abbondantemente la precedente attività egiziana.
Strato IV-III – Tempio di Hathor
Molte delle scoperte dello Strato IV-III (come la maschera di culto, le figurine feline e le dediche) hanno permesso di identificare chiaramente il santuario come un tempio dedicato a Hathor, la dea egizia delle miniere.
Il tempio era stato costruito durante il regno del faraone Seti I, verso la fine del XIV secolo a.C.. La struttura è stata rovinata da un terremoto, per poi essere ricostruita sotto il regno del faraone Ramsete II nel XIII secolo a.C., con un cortile più ampio e mura più elaborate. Le dimensioni dell’altare originario erano di 15 metri per 15 ed era ricoperto da arenaria bianca reperita nelle vicinanze.
Questa scoperta è stata particolarmente importante perché il tempio ha restituito un buon numero di geroglifici, sculture, gioielli e numerosi altri artefatti che hanno fornito agli archeologi importanti informazioni sul sito.
Ma questo non ha sorpreso i ricercatori. Gli egiziani costruirono un tempio dedicato alla Dea Hathor anche nelle aree minerarie di Serabit-el Khadim e in Nubia, la dea infatti era anche la dea dei metalli, la protettrice dei minatori. A Serabit, le iscrizioni votive ritrovate la invocano come la dea “verde” (minerale di rame ?), la signora del turchese (mafek), “quella d’oro” o “la padrona di galena” tutti nomi che innegabilmente rivelano la sua stretta relazione con i tesori minerali.
Vieni, farò per te la gioia al crepuscolo e la musica alla sera! O Hathor, tu sei esaltata nella chioma di Ra perché il cielo ti ha dato la profonda notte e le stelle. […] Adoriamo la Dorata quando brilla in cielo!
Inno a Hathor
Strato III e II – Santuario Tenda
Rothenberg notò che furono apportate modifiche significative sul sito durante il passaggio dallo Strato III a II: il tempio di Hathor fu sostituito da un santuario tenda, a giudicare dai resti di un pesante tessuto rosso e giallo trovato negli anni ’70. I pilastri del tempio egizio furono riutilizzati come sostegni per il tessuto e all’interno fu trovata una panchina e una fila di pietre erette (massebot), entrambi caratteristici degli antichi santuari cananei del sud, ma la cosa più sorprendente fu quella di scoprire che tutte le rappresentazioni di Hathor erano state deturpate. Ciò significa che il santuario della tenda non era dedicato alla dea egizia, ma a una divinità ancora sconosciuta.
Le attività minerarie e di fusione non cessarono dopo la distruzione del tempio di Hathor. Una bella analisi di un tumulo di scorie dal sito di fusione di Timna ha recentemente rivelato una notevole attività metallurgica durante l’XI-X secolo a.C..
Questi risultati hanno portato Erez Ben-Yosef, PhD del Dipartimento di Archeologia e Beni Culturali dell’Università di Tel Aviv, a concludere che la maggior parte della produzione di rame a Timna è avvenuta in un contesto post-egiziano.
Sembra, quindi, che il santuario di Timna abbia mantenuto il suo scopo iniziale durante la fase cananea, sebbene il culto di Hathor non vi fosse più praticato.
Chi era la divinità adorata nella tenda santuario di Timna?
Il dio di quei minatori non era altro che la divinità conosciuta con le quattro lettere ebraiche YHWH, che sarebbero diventate il dio degli ebrei e, per estensione, di cristiani e musulmani, afferma Nissim Amzallag, un ricercatore di studi biblici dell’Università Ben-Gurion.
Secondo la tesi di Amzallag, molto prima di diventare la divinità degli israeliti, Yahweh era un dio della metallurgia nell’antico pantheon cananeo, venerato in tutto il medio oriente da fonditori e lavoratori del metallo, non solo dagli Ebrei. La sua teoria non è ampiamente accettata, ma sta recentemente guadagnando sempre più credito alla luce di recenti scoperte.
All’incirca a partire dal XIX secolo, gli studiosi biblici hanno iniziato a considerare le scritture non più solo come registrazioni di rivelazioni divine ma anche come documenti storici e letterari. Ciò ha portato, ad esempio, alla cosiddetta “Ipotesi Documentaria”, che considera la Torah, i primi cinque libri della Bibbia, una raccolta da più fonti, ognuna prodotta da autori diversi con le proprie credenze e i propri scopi.
Ma i misteri rimangono: da dove ha origine il culto di YHWH? Chi furono le prime persone ad adorarlo? E come è finito per essere l’unica divinità di un gruppo chiamato Israele, che, come dice il loro stesso nome (in ebraico), non è nemmeno nato come un popolo yahwista, ma come seguaci di El, il dio principale del pantheon cananeo?
Il fuoco eterno
La maggior parte degli studiosi ritiene che il culto di Yahweh sia emerso per la prima volta da qualche parte nel medio oriente meridionale, ipotesi basata in parte su testi egiziani della fine del secondo millennio a.C. Questi documenti descrivono gruppi di nomadi cananei noti collettivamente come Shasu, tra cui una tribù di nome Shasu Yhw(h) – forse i primi adoratori di Yahweh registrati nella storia.
La stessa Bibbia potrebbe contenere un ricordo di questa origine meridionale di Yahweh, poiché ci dice esplicitamente che Dio “venne da Teman” (Abacuc 3: 3) o che “uscì da Seir” e “uscì da Edom” (Giudici 5: 4-5) – tutti toponimi associati all’area che va dal Sinai al Negev e all’Arabia settentrionale.
“Tutti riconoscono queste origini meridionali di Yahweh, ma la maggior parte degli studiosi si ferma qui”, afferma Amzallag. “Questo costituisce anche la base della mia teoria, ma io faccio un passo avanti.”
Leggendo tra le righe, la Bibbia contiene indizi che indicano per Yahweh un’identità originaria come divinità metallurgica, dice.
Nella Bibbia, l’aspetto di Yahweh è solitamente accompagnato da fenomeni di tipo vulcanico. Quando scende sul monte Sinai per rivelare la Torah agli ebrei, la montagna esplode nel fuoco, vomitando lava e producendo nuvole accompagnate da terremoti e temporali (Esodo 19: 16-19).
Nell’antichità divinità metallurgiche, come il greco Efesto o il suo omonimo equivalente romano, Vulcano, erano associate a descrizioni vulcaniche – che rispecchiano da vicino il fumo, il fuoco, le scorie nere e il metallo rosso fuso prodotti nel processo di fusione, dice Amzallag.
Yahweh, in tutta la Bibbia, viene descritto con metafore poetiche, come una divinità infuocata che fa fumare le montagne (Salmi 144: 5) e le scioglie (Isaia 63: 19b), proprio come le fonderie fondono il minerale per ottenere rame e altri metalli, osserva il ricercatore. Infatti, in Salmi 18:18 il Signore è raffigurato come una fornace antropomorfizzata: “il fumo sorse dalle sue narici; il fuoco gli uscì dalla bocca, carboni ardenti uscirono da essa. ”
Per gli antichi, il processo di fusione delle rocce per estrarre il metallo sarebbe “apparso completamente sovrannaturale e avrebbe richiesto una spiegazione divina”, ha detto Amzallag ad Haaretz.
Gli attributi metallurgici di Yahweh erano mostrati anche nella colonna di fuoco e fumo con la quale guida gli ebrei nel deserto (Esodo 13:21) e la nuvola che accompagna le sue visite alla tenda dell’incontro (Esodo 33: 9-10), una versione più semplice del Tabernacolo in cui Mosè parla faccia a faccia con Dio.
La descrizione di questa tenda presenta notevoli somiglianze con il santuario di Timna, suggerendo inoltre che 3.000 anni fa, questo luogo potrebbe essere stato dedicato al culto di Yahweh, sostiene Amzallag.
Yahweh, dio degli edomiti?
La Bibbia e la maggior parte degli archeologi concordano sul fatto che dopo il crollo dell’impero egiziano nel XII secolo a.C., Timna fu occupata dagli edomiti, non dagli israeliti.
Mentre la Bibbia fa di tutto per descrivere i vicini di Israele – come gli Edomiti, i Madianiti e i Moabiti – come pagani malvagi, il testo rivela anche che Yahweh era adorato anche da queste nazioni, forse anche prima che gli Israeliti lo facessero, osserva Amzallag. Genesi 36, per esempio, chiarisce che gli edomiti sono discendenti di Esaù, fratello di Giacobbe, ed elenca i monarchi edomiti che governarono “prima che regnasse qualsiasi re israelita” (Genesi 36:31)
Gli ammoniti e i moabiti sono elencati come discendenti di Lot (Genesi 19: 37-38), il nipote di Abramo e pio credente di Yahweh che scampò dalla distruzione di Sodoma e Gomorra.
In altre parole, le genealogie della Bibbia contengono il ricordo di un’antica confederazione di popoli cananei, che potrebbe aver considerato se stessi tutti discendenti di Abramo e che tutti adoravano Yahweh insieme ad altri dei, afferma Amzallag.
Dovremmo fidarci della Bibbia, dice, perché i suoi redattori non avrebbero mai ammesso che il culto di Yahweh non era un’esclusiva di Israele. “Quindi, se ne fanno riferimento, deve essere vero”, conclude Amzallag.
Ulteriori prove bibliche su questa base allargata di fedeli possono essere trovate nel Libro dell’Esodo, dove un ruolo chiave è svolto da Jethro, suocero di Mosè, che vive vicino al monte di Dio (in alternativa chiamato Horeb e Sinai).
È Jethro che indirettamente guida Mosè al suo primo incontro con Yahweh presso il roveto ardente. Ed è lui che inaugura la tenda dell’incontro con un sacrificio e proclama che “Yahweh è più grande di tutti gli altri dei” per aver liberato gli schiavi ebrei dall’Egitto (Esodo 18: 7-12).
Ma il suocero di Mosè non è un israelita: è descritto alternativamente come un sacerdote Madianita (Esodo 3: 1) e un Kenita (Giudici 1:16).
Ora, secondo la Bibbia, i Madianiti erano discendenti di Madian, un altro figlio di Abramo, che sostiene ancora una volta l’idea dell’esistenza di una famiglia allargata di popoli yahwisti. I Keniti, d’altra parte, sono una tribù discendente di Caino e descritta come abitante tra tutti i popoli del Levante e specializzata in artigianato e lavorazione dei metalli, che, secondo Amzallag, è un’ulteriore prova che la prima incarnazione di Yahweh fu come un dio della fusione.
Si noti che la cosiddetta Ipotesi Midianita-Kenita risale al 19° secolo, quando gli studiosi biblici videro la storia di Jethro come prova che questi gruppi introdussero gli israeliti al culto di Yahweh. Amzallag sembra essere il primo a sottolineare il lato metallurgico di questa ipotesi e collegare Yahweh in particolare ai riti e ai culti di antichi minatori e fonditori.
L’estrazione del rame a Timna e in altri siti remoti come Faynan, oggi nel sud della Giordania, era al centro dell’economia della regione, impiegando non solo minatori e fonditori, ma fabbri, commercianti e altri lavoratori in ogni città e villaggio di Canaan. Queste persone, identificabili come i biblici Keniti, sarebbero state tenute in grande considerazione e considerate vicine al divino perché possedevano la conoscenza del processo segreto e misterioso della fusione del rame, dice Amzallag.
O forse il dio delle tempeste
“Non c’è dubbio che almeno per gli edomiti, e forse per i loro vicini, la religione doveva andare di pari passo con quella che era la loro attività più importante”, afferma Erez Ben-Yosef, un archeologo dell’Università di Tel Aviv che guida una squadra scavo a Timna. “Dipendevano dal successo di queste operazioni e sicuramente avrebbero sentito di aver bisogno dell’aiuto di un dio nel complesso processo di fusione e nell’organizzazione di queste spedizioni minerarie in aree aride e distanti”.
Non abbiamo prove dirette che il dio metallurgico, adorato nel santuario Edomita di Timna dal XII al X secolo a.C., fosse Yahweh: non vi è alcuna iscrizione che invochi il suo nome. Ma la parentela descritta nella Bibbia tra israeliti ed edomiti e gli attributi metallurgici di Yahweh nel testo sacro, sono “argomenti convincenti” a sostegno della teoria di Amzallag secondo cui questo dio era adorato da più popoli come una divinità collegata alla metallurgia, Ben- Yosef conclude.
“La teoria è interessante ma non credo che ci siano prove sufficienti per dire che i primi adoratori di Yahweh erano metallurgisti”, afferma Thomas Romer, un esperto di fama mondiale della Bibbia ebraica e professore al College de France e all’Università di Losanna. Vi sono prove evidenti che collegano gli israeliti e gli edomiti, e forse anche questi ultimi adoravano il Signore, dice Romer, autore di “L’invenzione di Dio”, un libro sulla storia del Signore e il testo biblico.
Tuttavia, Romer non è d’accordo con l’interpretazione di Amzallag dei presunti fenomeni vulcanici descritti nella Bibbia. Pensa che siano più indicativi di un dio di tempeste e fertilità, simile al dio cananeo Baal.
“È abbastanza comune per gli dei della tempesta nell’antichità far tremare le montagne, ma è davvero un’allusione al vulcanismo o sta solo mostrando il potere del dio?” Dice Romer.
Il ferro batte il bronzo
Se, e questo è un grande se, la teoria di Amzallag è corretta, rimane una domanda fastidiosa: come ha fatto questo dio della fusione, adorato dai popoli semi nomadi in tutto il Levante meridionale, a diventare la singola divinità nazionale di una sola di queste nazioni, gli israeliti ?
Ciò potrebbe aver avuto a che fare con l’avvento dell’età del ferro, dice Amzallag. Il bronzo è una lega di rame e stagno, due elementi relativamente rari. Il ferro è molto più facile da trovare e deve solo essere combinato con un altro elemento comune, il carbonio, per produrre uno dei metalli più forti conosciuti dall’uomo: l’acciaio.
Nel IX secolo a.C., la produzione di rame a Timna e nel resto del Levante era quasi completamente terminata e il processo di fusione aveva perso gran parte della sua mistica. Nell’età del ferro, i fabbri mediterranei persero il loro status d’élite e furono semplicemente visti come abili artigiani piuttosto che quasi preti o maghi.
Parallelamente, i loro dei o persero la loro importanza nel pantheon locale e furono dimenticati, o furono trasformati, acquisendo diversi attributi e caratteristiche, dice Amzallag. Nel frattempo, la coalizione libera delle tribù nomadi cananee che una volta si vedevano come discendenti dello stesso patriarca, si era trasformata in un mosaico di piccoli regni centralizzati, ciascuno in lotta per lo status di potere regionale. Il conflitto divenne inevitabile, e in effetti la Bibbia è piena di storie di guerre tra gli israeliti e i loro vicini, che sono invariabilmente raffigurati come malvagi.
Mentre ogni nazione cercava di ottenere la supremazia politica e militare sull’altra, gli israeliti potevano anche aver provato a stabilire la loro superiorità spirituale, descrivendosi come figli favoriti di un dio potente, o, per usare un’espressione biblica: un Popolo Eletto.
“Per ottenere il primato e diventare il popolo eletto di Dio, hanno dovuto rimuovere le origini metallurgiche dello Yahwismo e disconnetterlo dalle altre nazioni“, afferma Amzallag. Ma con l’eliminazione delle menzioni esplicite delle radici di Yahweh, i redattori della Bibbia non potevano ignorare completamente le tradizioni e le storie che erano già parte integrante dell’identità di questo culto, suggerisce.
Gli attributi infuocati di Yahweh o le storie di un’origine abramita condivisa per i popoli del Levante sono echi di credenze più antiche, dice, indizi che ci ricordano che “una volta non c’era alcun legame esclusivo tra Dio e Israele. Inizialmente, Dio apparteneva a tutti.”
Fonti:
– https://www.haaretz.com/amp/archaeology/.premium.MAGAZINE-jewish-god-yahweh-originated-in-canaanite-vulcan-says-new-theory-1.5992072
– Mining for Ancient Copper – Essays in memory of Beno Rothenberg
Nella parte XI del libro apocrifo di Enoch, capitolo LXV versetti 6, 7 e 8, il patriarca biblico svela a Noè i peccati che indussero yhwh a mandare il diluvio; tra questi vi è l’estrazione dei metalli dai minerali che li contengono, nonché la fabbricazione di leghe metalliche (bronzo) e cito:
“Da davanti al Signore è uscito un ordine riguardo a quelli che dimorano sulla terra, che (cioè) questa sia la loro fine dato che hanno conosciuto tutti i segreti degli angeli e tutta la violenza dei diavoli, tutta la loro potenza segreta e tutta la potenza di quelli che fanno incantesimi, la forza dei loro sortilegi e la potenza di quelli che fondono le statue di metallo di tutta la terra. Gli uomini hanno appreso, dunque, in qual modo l’argento è generato dalla polvere della terra e come diventa facilmente fondibile sulla terra, che piombo e stagno non nascono dalla terra, come il primo. E’ una fonte che li genera e l’angelo che è in essa (?). E quest’angelo è eminente.”
Il brano in questione mette in evidenza che quel dio, geloso delle proprie conoscenze, era detentore del segreto della metallurgia.
Questo indizio avvalora la tesi di Nissim Amzallag.