Il resoconto della battaglia di Tollense non si può trovare in nessun libro di storia, perché la scrittura non si sarebbe sviluppata da quelle parti per molti altri secoli.
Fino ad ora si era sempre pensato che l’età del bronzo in Europa fosse stata un’era poco significativa, oscurata dalle ben più sofisticate civiltà della Grecia e del Vicino Oriente, dove il bronzo era già conosciuto intorno al 3.200 a.C., mille anni prima che nell’Europa del nord. Gli storici avevano sempre ritenuto che in un contesto socialmente meno avanzato, i diversi clan si limitassero ad effettuare semplici scorrerie, magari solo per procurarsi il cibo.
Invece in quell’area paludosa, sulle rive di un fiume del nord della Germania, guerrieri di alto rango combatterono a cavallo impantanandosi nel terreno fangoso, mentre i soldati si fronteggiarono corpo a corpo, con lance, spade e coltelli; durante la mischia molti cercarono di fuggire, ma furono colpiti alle spalle da lucenti frecce di bronzo. Alla fine della giornata molti corpi rimasero a terra, forse spogliati delle armi e degli oggetti di valore, mentre altri trovarono pietosa sepoltura nelle acque del fiume, mantenendo intatto tutto il loro corredo. Poi, nell’arco dei millenni, la terra coprì ogni traccia, corpi, armi e ornamenti, gioielli e amuleti.
Il fango del fiume custodì i resti di una battaglia epica e cruenta, come mai ci si sarebbe immaginati nell’Europa di 3.200 anni fa, fino al 1996, quando un archeologo dilettante scoprì un osso umano, vicino alla riva del fiume: aveva una punta di freccia conficcata all’estremità, il primo indizio della battaglia che si era svolta nella valle del Tollense, circa 120 chilometri a nord di Berlino, ai confini con la Danimarca, davanti ad una zona molto particolare secondo le ricostruzioni di Felice Vinci, davanti al cuore della civiltà descritta da Omero, Itaca, il Peloponneso con Sparta, la primitiva Atene ma soprattutto si apriva l’importante bacino del Mar Baltico.
Un ricco museo sotterraneo
Dopo sei anni di scavi, gli archeologi cominciano a rendersi conto della ricchezza di quel ritrovamento. Le diecimila ossa (di circa 130 persone) raccolte in soli 450 metri quadrati, appartenenti per la maggior parte a giovani uomini tra i 20 e i 30 anni, indicano che continuando gli scavi si potrebbero trovare i resti di circa 750 corpi. Ciò significa, secondo gli studiosi, che su quel campo di battaglia erano presenti all’incirca 4.000 uomini, ovvero un numero incredibile per l’età del bronzo in Europa settentrionale.
Tollense è qualcosa di speciale
L’Età del bronzo nel Nord Europa è stata a lungo respinta, si pensava a organizzazioni primitive, arretrate, oscurate da civiltà più sofisticate del Vicino Oriente e Grecia, si immaginavano scenari di incursioni, con piccoli gruppi di giovani che uccidevano e rubavano cibo, ma immaginare una battaglia così grande con migliaia di persone ha molto sorpreso tutti gli studiosi, ora concordi nel ritenere, un conflitto di una scala finora completamente sconosciuta a nord delle Alpi.
“Quando si parla dell’età del bronzo Nordica, mancava una prova concreta, la cosiddetta “pistola fumante”, qui abbiamo un campo di battaglia e morti e armi tutti insieme“, afferma l’archeologo Barry Molloy dell’Università di Dublino (UCD). “Questa è la pistola fumante che suggerisce più organizzazione e più violenza di quanto si pensasse.”
Rimane un mistero, ovviamente, ciò che scatenò una battaglia così cruenta. Analisi effettuate sui denti mostrano che i guerrieri provenivano da diversi luoghi, anche molto lontani.
Le fazioni che si scontrarono nella Valle del Tollense sembrano simili ai ben più famosi eserciti che combatterono la Guerra di Troia (evento avvenuto circa un secolo dopo), costituiti da piccoli gruppi di popolazioni diverse.
Riunire così tanti guerrieri provenienti da luoghi lontani deve essere stata un’impresa difficile, quasi incredibile a detta degli storici moderni. Ma non solo, i resti ritrovati parlano di soldati ben addestrati e ben attrezzati: non si trattava quindi di giovani agricoltori ai quali di tanto in tanto capitava di combattere.
Tanti perché
La domanda di fondo rimane la stessa: perché ci fu un così grande concentramento di forze in quella stretta valle della Germania settentrionale? Da dove provenivano questi guerrieri? Era la prima battaglia, o l’ultima di una lunga serie?
Nessuno scheletro rinvenuto presenta ferite rimarginate: lo scontro, probabilmente, iniziò e si concluse nell’arco di un singolo giorno. Il fiume dovette giocare un ruolo chiave nella battaglia, forse qualcuno provò ad attraversarlo, e gli uomini sull’altra sponda respinsero l’attacco. Dalle prime analisi sui denti ritrovati, emergono prove di una provenienza eterogenea dei due eserciti, forse si trattava di più coalizioni di popoli, come avvenne nell’Iliade.
Non esistono ancora risposte chiare, certo è che la cosiddetta “pistola fumante“ a questo punto potrebbe essere una ulteriore prova per ritenere che l’epica omerica, e soprattutto l’Iliade, non sia un mero prodotto dell’immaginazione, come è stato spesso ritenuto in seguito alle innumerevoli incongruenze dovute alla collocazione mediterranea, ma una cronaca estremamente viva e dettagliata di eventi realmente avvenuti durante l’età del bronzo nordica, dei quali qualche memoria è rimasta sia in certe saghe vichinge, sia in una straordinaria mappa medievale del Baltico e della Scandinavia, che dobbiamo allo storico tedesco Adamo di Brema uno storico e teologo tedesco vissuto nella seconda metà dell’XI secolo, datata 1080 d.C.
In questa mappa troviamo i Ciclopi nell’area dei “Monti Rifei”, menzionati da vari geografi antichi (che infatti li situano verso l’estremo nord, nel mondo degli Iperborei). Inoltre sulle rive del Baltico è indicata una Terra Feminarum, che Adamo di Brema nel testo a cui la mappa è acclusa identifica quale sede delle Amazzoni sulla costa baltica e ricordiamo che secondo l’Iliade, le Amazzoni combatterono con Priamo, re di Troia. Ne consegue che questa mappa conferma in pieno la ricostruzione del mondo omerico di Felice Vinci, in cui la leggenda dei Ciclopi è ambientata in Norvegia, e in un attimo tutte le incongruenze della geografia omerica e i dubbi sul mondo Nordico sembrano risolversi.