Dove il Danubio si apre un varco tra i Carpazi e i Balcani attraverso una lunga serie di gole strette e suggestive note fin dall’antichità come le Porte di Ferro, in un punto in cui il fiume forma mulinelli ed è molto pescoso fu scoperto intorno agli anni 60 del secolo scorso un sito archeologico che ha dell’incredibile.
Dalla datazione al radiocarbonio risulta che qui fiorì una civiltà che occupò la zona tre volte dal momento immediatamente dopo la fine dell’ultima glaciazione (circa 9.500 anni a.C.) fino all’arrivo del Neolitico (circa 5.500 anni a.C.).
Nel sito, ci informa uno degli scopritori Dragoslav Srejovic, sono presenti cinque livelli di occupazione, i primi dei quali anteriori ad ogni segno di agricoltura.
Una popolazione nota come Lepenski Vir aveva costruito strane case di pietra sull’orlo di una rupe sul versante serbo della gola che il fiume attraversa in un seguito di rapide e cascate.
Un’opera di una civiltà culturalmente evoluta, che appare in netto anticipo rispetto ad altre civiltà contemporanee e che in seguito non ha conosciuto una degna prosecuzione. Alcuni studiosi definiscono Lepenski Vir la prima, vera città d’Europa.
Non un semplice villaggio ma sacrari a fini religiosi
Un villaggio dunque molto popolato: in tutto sono stati ritrovati 137 edifici che avevano una curiosa forma trapezoidale, disposti a ferro di cavallo che guardava il fiume con al centro un edificio che probabilmente era il luogo di culto.
Non si tratta però di un semplice villaggio mesolitico. All’interno di ogni casa è stato rinvenuto un altare sacrificale con un grande ciottolo di fiume scolpito.
Incredibili sculture realizzate con maestria attorno al 7.000 a.C. alcune istoriate con semplici segni geometrici, altre con sembianze antropomorfe.
Queste ultime hanno una straordinaria espressività, anche se la loro forma si avvicina più a quella di un pesce che non a quella di un uomo. Proprio per questo particolare e per la prossimità del sito al Danubio, vennero interpretate come rappresentazione di divinità legate al mondo fluviale.
Inizialmente sembra venissero scolpite solo le teste, ma nella fase successiva, le sculture acquisiscono il pieno aspetto di figure umane e divennero idoli. Alle statue venivano spesso attribuite teste a forma di pesce, con occhi grandi, con motivi di pesci o di cervo. Alcune iscrizioni incise sono decisamente interessanti, sembrano simboli o lettere, numeri e paesaggi.
La “Doppia Alba” di Lepenski Vir
Gli archeologi si sono chiesti molto volte il perché le case e gli altari fossero rivolti verso il fiume. Varie le ipotesi, dall’adorazione di divinità dell’acqua, di pesci ad altre molto più fantasiose.
Nel 2014 fu condotto un esperimento di archeoastronomia che dimostrò come, dal sito originale in cui si doveva trovare Lepenski Vir, durante il solstizio d’inverno fosse possibile vedere un’alba doppia, fenomeno oseremmo definire unico in Europa.
Questo fenomeno è ovviamente apparente. Tutto accade poiché davanti al sito c’è una collina con una pietra chiamata ora Treskavac, di forma trapezoidale, che ha un’inclinazione superiore all’orbita apparente del Sole, e quindi lo nasconde per poi tornare di nuovo a mostrarlo.
Il sole appare per poi scomparire per 4 minuti dietro lo sperone roccioso dalla parte opposta del Danubio, e infine riapparire nuovamente. Anche l’orientamento dei tempietti trapezoidali ha un suo senso in relazione alle diverse posizioni del sole nelle stagioni. Di certo gli antichi abitanti di Lepenski Vir, che vivevano proprio di fronte al vertice della pietra, si erano accorti del fenomeno e gli avranno sicuramente dato una spiegazione.
Lepenski Vir è stata studiata a fondo dal professor Dragoslav Srejović (1931 – 1996) e molti dei reperti che sono stati rinvenuti si trovano oggi esposti al National Museum di Belgrado come testimonianza dell’incredibile manualità dell’uomo mesolitico.
A parte le innegabili capacità artistiche e l’istinto per l’utilizzo dello spazio, le ricerche condotte mostrano che i Lepeniani possedevano conoscenze in aree che le persone, oggigiorno, non attribuirebbero alle persone del mondo antico.
L’architetto Pavlovic che ha a lungo studiato il sito spiega che i Lepeniani dovevano possedere una grande conoscenza della simmetria, della geometria, degli angoli retti e persino della sezione aurea, che è visibile all’esterno e, ancor di più, all’interno degli edifici. Probabilmente, prosegue l’architetto Pavlovic – per i lavori di costruzione gli abitanti di Lepenski Vir – usavano bastoni, corde e altri strumenti simili, oppure utilizzavano la posizione delle ombre.
Egli ha pure constatato che le costruzioni trapezoidali avevano un pavimento realizzato con una specie di intonaco, ovvero argilla calcarea mista a sterco animale e cenere. Inoltre rinforzi in pietra sostenevano la copertura, mentre pietre più piccole erano poste intorno al focolare vicino all’ingresso.
Appena fuori dal villaggio sono stati trovati luoghi di sepoltura e numerosi manufatti. I Lepeniani erano molto rispettosi quando si trattava dei loro antenati e delle pratiche di sepoltura. I propri cari infatti venivano sepolti all’interno delle case, sotto la struttura del pavimento. Anche se sono state rinvenute tombe all’esterno del villaggio.
Monumento culturale
È possibile visitare il sito che però non si trova più dov’era originariamente.
All’inizio degli anni Settanta la costruzione di una centrale idroelettrica infatti ne avrebbe causato l’allagamento.
Il nucleo più importante degli edifici venne quindi spostato a monte, ma buona parte di quello che ancora poteva essere scavato è rimasto dov’è ed ora si trova sott’acqua.
Lepenski Vir è stato dichiarato nel 1979 monumento culturale di eccezionale importanza, ed è protetto dalla Repubblica di Serbia.
Nel sito archeologico all’aperto di Lepenski Vir, si possono trovare esempi di gioielleria e strumenti in osso e pietra, compresse con simboli letterali curvati / arabeschi astratti
Il globo con le iscrizioni
Tra i reperti più interessanti e affascinanti rinvenuti a Lepenski Vir c’è un manufatto che ha destato più curiosità degli altri e di cui stranamente non si trovano fotografie in rete, nemmeno all’interno delle collezioni del Museo di Belgrado.
Si tratta, secondo le testimonianze lasciate da chi lo ha studiato per capire di cosa si trattasse, di un globo che presenta due fori alle estremità.
Il globo di pietra è solcato da linee e iscrizioni che assomigliano molto a rune. A cosa servisse è ignoto.
C’è chi ipotizza che fosse il pomolo di un bastone di reggenza, altri pensano sia una mappa del cielo e delle stelle. Per altri è il globo terrestre o l’ipotesi per noi più plausibile è che si tratti di iscrizioni in un primitivo alfabeto e sarebbe interessante confrontarlo con la scrittura Sarda Antica.
Fonti:
https://www.saggiasibilla.com/2019/02/15/lepenski-vir-un-sito-pieno-di-sorprese/amp/
https://www.serbiaincoming.com/it/destination/lepenski-vir-archaeological-site/
https://www.globetodays.com/la-doppia-alba-di-lepenski-vir-tra-credenze-e-sculture-di-9000-anni
Grandissimo articolo