Alla fine del 1991 è stata rinvenuta un’intera flotta di navi, simili alle “barche solari” trovate presso le piramidi di Giza, che in seguito si sarebbero rivelate le più antiche imbarcazioni, costruite con tavole anziché con canne o tronchi scavati, giunte fino a noi.
Shunet El Zebib si trova a quasi un miglio dal cimitero reale di Umm El Qa’ab della prima dinastia, è un “muro di recinzione”, una delle numerose costruzioni di questo tipo che si trovano ad Abydos nell’Alto Egitto, risalgono alle prime dinastie e sono in fase di interessanti ricerche e studi da parte degli archeologi al fine di comprendere meglio il primo periodo che ha visto nascere questa grande civiltà che sembra essere legata alla navigazione visto che, come vedremo, quella di seppellire le barche non lontano dal sovrano era una tradizione consolidata nell’Antico e inizio Medio Regno.
Interessante inoltre notare che l’antica struttura di Shunet El Zebib richiama molto la facciata del “Palazzo del re” rappresentata sui Serekht dei Faraoni delle prime dinastie.
Serekht
Il serekht è una cornice rettangolare nella quale è inserito un simbolo usato nell’Egitto del periodo Protodinastico per indicare il sovrano.
Si compone di una rappresentazione che viene di norma interpretata come una fortezza o mura di una città, denominata facciata di palazzo, sottostante i simboli geroglifici che formano il nome ufficiale del re.
Al di sopra, di norma, si trova il falco che rappresenta Horo, simbolo della reincarnazione del sovrano. Il nome scritto nel serekht è infatti detto nome Horo, il più antico della titolatura reale.
Il significato apotropaico indicava nel sovrano “Colui che è nella casa del dio Horus” ossia il re era il dio stesso che viveva nella propria casa.
Il serekht rimane in uso fino al termine della civiltà egizia come uno dei Grandi Nomi ma a partire dalla III dinastia perse la caratteristica di identificare il sovrano quando questa funzione fu assunta dai nomi scritti nel cartiglio, che veniva usato come segno di protezione.
Scavando ai piedi dello Shunet El Zebib, una massiccia struttura in mattoni di fango attribuita al faraone Khasekhemwy della II dinastia, l’archeologo David O’Connor ha fatto una scoperta del tutto inaspettata:
«Aprii un pozzo di scavo e in un angolo vidi un oggetto sporgente», ricorda O’Connor. «Sapevo che doveva trattarsi di qualcosa che risaliva alle prime dinastie, ma non sapevo cosa potesse essere».
Con grande stupore di O’Connor, l”oggetto sporgente” si rivelò essere una delle 14 antiche navi, sepolte ciascuna nella propria “custodia” di mattoni accanto alla cinta di un re ancora senza nome.
Sono in tutto 14 imbarcazioni in legno lunghe tra i 18 e i 27 metri realizzate da mani esperte e perfettamente funzionanti all’epoca dell’interramento.
Sono state sepolte nelle sabbie del deserto egiziano all’interno del proprio sarcofago di mattoni intonacati come se fossero “attraccate“, tutte in fila, ad un “molo” di una tomba reale nella necropoli.
Sempre molto interessanti gli articoli ma vi suggerirei di dare la possibilità di ingrandire le foto perchè a volte sono piccoline e non si distinguono bene i dettagli.